Coraline




Ed eccoci alla prese con il secondo libro (che ho letto) di Neil Gaiman.
Ho avuto modo poco tempo fa di parlare di Stardust, romanzo fantasy dal quale è stato tratto un film del 2007. E guarda un po’, Coraline non è da meno:
da questa short story è stato realizzato, infatti, un lungometraggio animato in stop-motion, uscito nelle sale cinematografiche italiane il 19 giugno 2009.

Coraline è una short story in salsa dark e, devo ammetterlo, caro il mio Gaiman ci hai preso anche questa volta.
Ripeto, magari non ho letto abbastanza in vita mia (non sarà mai abbastanza!), ma anche stavolta l’autore è riuscito a dare alla luce una storia originale. Non mi ricordo di aver mai letto qualcosa di simile, seppur Coraline non abbia un intreccio per nulla complesso.

La protagonista è una bambina che vive insieme a due genitori troppo presi da se stessi e dal loro lavoro per prestarle attenzione. Le uniche distrazioni di Coraline sono esplorare ogni centimetro quadrato della loro abitazione e del giardino, nonché parlare con le strambe inquiline che occupano un altro appartamento all’interno dell’edificio in cui vive. Il terzo appartamento, invece, è occupato dallo strano sig. Bobinsky.

Un giorno il padre, pur di non doverle stare dietro, le assegna un compito: contare quanti oggetti blu sono presenti in casa e, allo stesso tempo, quante porte ci sono. È così che Coraline scopre una porta misteriosa che non si affaccia su nulla se non un muro di mattoni perché, fatto confermato dalla madre, quando fu ricavato un quarto appartamento come il loro nei locali adiacenti, ora rimasto vuoto, quella porta venne murata. È tramite questa apertura che Coraline arriverà nell’altra sua casa, dove l’altra madre la aspetta a braccia aperte, per regalarle la vita che ha sempre sognato, piena di affetto, attenzioni e buona cucina.

Ma è davvero tutto oro quello che luccica?

Parliamoci chiaro: l’espediente della porta che collega a un altro mondo non è stata inventata ieri, basti pensare all’armadio de Le cronache di Narnia. Non oserei nemmeno cercare di capire chi abbia inventato l’espediente della porta, o armadio, o fessura, perché per andare in un altro mondo c’è appunto bisogno di un passaggio dalla situazione reale a quella alternativa, e questo passaggio implica che bisogna attraversare un qualcosa (a meno che non parliamo di teletrasporto), e in questo caso c’è sempre bisogno di un mezzo, che sia la finestra che Will apre ne La lama sottile (trilogia Queste Oscure Materie di Philip Pullman, che consiglio vivamente), il già citato armadio di Lewis, eccetera. Quindi non mi porrei nemmeno il dubbio sull’originalità o meno della questione, perché secondo me non sussiste.

Quello che invece ho apprezzato è tutto ciò che troviamo al di là della porta, che è sì un mondo alternativo (altrimenti non avrebbe senso il transito) ma allo stesso tempo speculare di quello in cui Coraline vive normalmente, così come mi è piaciuto il personaggio dell’altra madre e anche del gatto, che mi ha ricordato in qualcosa lo Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie (affermazione da prendere con le pinze!).
Forse in tutto ciò il personaggio del Sig. Bobinsky aggiunge poco alla storia, e mi ricorda il pizzico di sale che bisogna mettere nelle torte prima di farle cuocere: se lo metti, non ne percepisci la presenza, mentre il più delle volte se lo dimentichi, la torta esce buona comunque.


Nell’adattamento cinematografico, invece, sembra che gli sia stato dato un ruolo un pochino più importante, e va ricordato che è stato anche aggiunto un altro personaggio, Wybie, probabilmente solo per fare da supporto a Coraline in determinate scene e aggiungere un pizzico di romance.

Con Coraline sono a quota due libri di Gaiman che, non saranno dei capolavori, ma ho trovato davvero piacevoli e originali.

Quale sarà il terzo?


0 commenti:

Posta un commento

 

Flickr Photostream

Twitter Updates

Meet The Author